Introduzione
Il 27 giugno 1980 un DC-9 della compagnia Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo s’inabissò tra le isole di Ponza e Ustica, in un tratto del Mar Tirreno profondo oltre 3000 metri, noto sull’aerovia A13 come “Punto Condor”. Vi furono 81 vittime e nessun superstite.
Divenuto noto presso la pubblica opinione come il “caso Ustica” o la “strage di Ustica”, tale evento appare oggi come emblematico esempio di verità presa in ostaggio dalla fiction, dalla memorialistica, dalla cronaca giudiziaria e da quella giornalistica, senza che la storiografia abbia fin qui tentato di fornire una distaccata analisi delle fonti e dei materiali disponibili: processi penali, processi civili, letteratura della safety aeronautica, elaborati della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, perizie tecniche e radaristiche, solo per citare alcune delle fonti imprescindibili per la lettura e la comprensione dei fatti in oggetto.
A fronte di una così cospicua mole di documenti, si assiste al paradosso della mancanza di un colpevole, di un’arma del delitto unanimemente riconosciuta, di un chiaro movente e di una ricostruzione dei fatti condivisa. Ciò che ancora di più appare in antitesi rispetto alla presenza di analisi tecnico-radaristiche, studi specialistici, inchieste e perizie che hanno permesso di raggiungere alcune verità per lo più rimaste sepolte sotto la babele delle opinioni di parte, è inoltre la pressoché totale mancanza di verosimiglianza che emerge dal sensazionalismo mediatico in cui giace il racconto degli eventi e che rende tale disastro aereo un evento irriconoscibile anche a causa dell’eccessivo racconto non specialistico realizzato su di esso. Alla ricerca delle cause e dei colpevoli, dovere di cui furono immediatamente investite una Commissione tecnico-amministrativa attivata dal Ministero dei Trasporti e la magistratura, si affiancò infatti, fin da subito, una caccia alla notizia in ambito mass mediatico che ha fortemente contribuito al radicarsi, presso la pubblica opinione, di convinzioni e immaginari non supportati dai dati di fatto.